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DIALOGO DI UN MIGRANTE

Edmondo De Amicis visitò il nostro luogo verso la fine del novecento, e salendo sul treno è testimone di un discorso fra l’Agronomo suo amico e un Bagnolese... (Il testo in Piemontese è stato tradotto dall'originale conservando la struttura da Viérm Bòrda)

…."Poco dopo arrivò di corsa un contadino, d'una cinquantina d'anni, secco, una faccia di uomo logorato dal lavoro, ma d'espressione risoluta; salì sul treno, diede un'occhiata alla famiglia, e poi venne ad appoggiarsi al parapetto esterno in faccia a noi. Il nostro agronomo lo riconobbe: era un contadino delle parti di Bagnolo, dove possedeva una piccola vigna e un piccolo prato, una casetta, e un po' di bosco.

«Dova as va, compar ‘Drea, con tuta la baraca?». Gli domandò il mio compagno.
«Eh! eh!» rispose quello, placidamente, accendendo la pipa; «Von leugn».
Poi soggiunse con un gesto vago: «Ent l’America». L'agronomo rise. Voi scherzate, gli disse. E la vigna?
«Vëndua».
Siete matto. Com'è possibile? Possedete terra qui e la lasciate per andare in America ?
«Co veuli? Son dòi o tré ann chë mn’arcòrso ‘d fé dël breù consumà. A i n’è seurt pì ‘d lòn chi ne intra. Toca bin chë mi më dia da fé fin-a chë seui ‘ncò ‘n tëmp». Ma come mai, se le terre di quelle parti son cosi buone?
«Bon-e, va bin. Ma sënti ‘n po’. Mia vigna, a volela fé rëndi, fa damënca d’arnové le vis. Mi n’hai pa ‘d dindin. Peui pa caté le vis ni le bròpe. E peui a-i è da guarné la famija: unze boche. Voi véj nò.» Ma la vostra famiglia lavorerà, m'immagino.
«Ma che travajé! Son escasi tute fumele. As sa bin che travaj a posso fè le fumele. Ël prim mas-cc la onze ann a la Madòna d’agost». Ma le ragazze, non avete pensato a mandarle a servire.
«Le fumele?»
Sarebbero tante bocche di meno.
«Tante boche ‘d meno; lo sai ‘dco mi. Ij l’hai pënsaje sigur. Ma vardi ‘n pò voi com l’é ‘ndait. La pì grända a sa manch fé tré pitanse, e ij sgnori së contëntavën pa. La sconda lassand ste chë sa pa gnente ‘d cusin-a, la n’imor ën po’ drugno, sevi, lé soa manera ‘d fé chë l’é ‘l motivo chë l’ha pa podu arsisti con gnun pì ‘d tré di ò catre. La térsa, na sman-a apres ch’è partia, a ij taca la pëcondria ‘m la son vejova arcasé come le aite oh ënsoma!». Mi pare impossibile che non ci sia una maniera di cavarsela, senz'andare in America! Un uomo alla vostra età con tutta quella famiglia. È un affar serio, sapete. Pensateci bene. Sareste ancora in tempo a cambiar idea.
«Còs veusto barate idéa, Sant Idio! Së l’avësso trovà catre-mila lire a ‘mprimé a’n cit interesi, da pudé fé la spesa dle vis e ‘l rest, sario rëstà sì, së capiss. Ma donda trovelo chël galantòm?». Gli domandammo in quale America andava. Ci disse:
«Bonosaire».
Gli domandammo se saveva almeno presso a poco in che parte del mondo si ritrovasse quel paese.
«Cò veuli chë mi sapio?» rispose. «Sai chë a-i è trënta dì d’eva». Avete mai viaggiato per mare?
«Ij l’hei pa mai vejolo» Avete delle lettere di raccomandazione?
«Che litre veuli chë mi l’abia?» Conoscete qualcheduno laggiù?
«Gnun»
E che cosa farete appena sbarcato?
«Ma!»
Ci guardammo. Era proprio il caso, come dicono i giornali, di omettere i commenti. Egli fumava tranquillamente la sua pipa, guardando l'orizzonte nero. La sua famiglia se ne stava rincantucciata nella carrozza, con gl'involti sulle ginocchia, tutti pensierosi. La madre aveva in braccio un bimbo di pochi mesi, e un altro bimbo d'un paio d'anni che le dormiva col capo sulle ginocchia. Forse mentre scrivo queste parole essi son tutti in un mucchio, sfiniti dal digiuno, con gli occhi fuor del capo, pallidi come cadaveri, rotolanti da due o tré giorni l'un sull'altro nel sudiciume, e agghiacciati dal terrore del naufragio, dentro a un camerone di terza classe d’un bastimento italiano, sbatacchiato come un guscio di noce dalle onde enormi dell'Atlantico, a duemila miglia di lontananza dai due mondi. Oh! arrivino salvi alla nuova terra, con quei due bimbi sani, povera gente, e vi siano accolti con carità, e vi trovino il pane e la pace!


Tratto da "Alle Porte d’Italia" di E.De Amicis 1884

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